Saranno le aziende a fornire i nido o le baby sitter per i figli dei dipendenti. E magari alla mattina arriverà in ditta il cosiddetto maggiordomo aziendale per raccogliere vestiti e biancheria dei dipendenti per riconsegnarli dopo un giorno lavati, stirati e profumati. Sembra fantascienza per le molte famiglie – in particolare quelle con un solo genitore – che non riescono a far quadrare i tempi della vita familiare (la custodia dei bambini, le elementari attività domestiche, la cura di parenti anziani e via dicendo) con gli orari del lavoro.
Non è solo una banale questione di comodità. Per i genitori single e le famiglie dove entrambi i coniugi lavorano, l’incompatibilità tra gli orari dei servizi pubblici e privati e quelli dell’ufficio o della fabbrica diventa un problema molto serio. Provate a trovare un doposcuola che funzioni fino all’ora di cena, tanto per fare un esempio. Eppure tante categorie di lavoratori, ormai, sono impegnati ben oltre le sei della sera. E non tutti possono contare su nonni che custodiscono i bambini fino a quell’ora.
«Capita persino che qualche genitore sia costretto a lasciare i figli piccoli a casa da soli, magari con quello più grande a fare da baby sitter, perché non sanno come fare», spiegano gli assessori provinciali Francesca Zaltieri e Elena Magri, con la responsabile dell’Ufficio pari opportunità, Alessandra Tassini, che in settembre tenteranno di avviare un piano di conciliazione tra famiglia e lavoro nel Basso Mantovano.
Si tratta di una sorta di progetto pilota per una trentina di imprese (se risponderanno alla chiamata) che verrà in futuro esteso al resto della provincia. L’idea, mutuata dall’esperienza modenese e di altre realtà (anche se, come spesso accade, in Italia la conciliazione tra lavoro e famiglia è agli albori rispetto alle esperienze europee) è quella di creare una rete tra le imprese che consentirebbe di offrire ai dipendenti una serie di servizi: dal baby parking alle commissioni negli uffici pubblici fino all’accompagnamento dei figli a scuola. Questo consentirebbe finalemnte a molti lavoratori di vivere la loro giornata in fabbrica o in ufficio con qualche pensiero in meno per la testa.
In realtà esistono già esperienze di questo tipo nel Mantovano. La Regione ha per esempio approvato un bando per il sostegno del welfare aziendale e interaziendale della conciliazione famiglia-lavoro che eroga stanziamenti per le aziende che avvieranno servizi per i propri lavoratori. Il limite dei bandi regionale, però, è che hanno una durata molto limitata: 12 mesi.
Finito l’anno solare, insomma, finisce il contributo pubblico e, spesso , il servizio per i dipendenti cessa di esistere. «L’altro problema è che solo le imprese di una certa dimensione riescono a partecipare ai bandi regionali – spiegano Zaltieri e Magri – perché sono complessi e pongono paletti che le piccole imprese non riescono a rispettare. L ’obiettivo è creare le condizioni perché siano le aziende ad assumersi questa responsabilità d’impresa».
In settembre i due assessori organizzeranno un incontro con Camera di Commercio, Confindustria, Consulta economica, sindacati e il centro Arti e mestieri di Suzzara a cui inviteremo una trentina di imprese dell’Oltrepò. «Illustreremo le azioni di sostegno e di conciliazione possibili – anticipano – con la consulenza di Focus Lab, una società di Modena che opera nel settore».
Palazzo di Bagno si occupa del problema della conciliazione dal 2007. Da allora una quarantina di aziende hanno dato vita a progetti. Non molte, per la verità, e questo dimostra che per introdurre una nuova cultura dei diritti dei lavoratori (che è fatta anche di servizi con orari utili) c’è ancora molto da fare. Nelle aziende, certo, ma soprattutto negli enti pubblici spesso ancora legati ad una rigidità di orari nell’erogazione dei servizi divenuta drammaticamente anacronistica.
Gli esempi di imprese che forniscono tali servizi, coprendo le lacune del settore pubblico, sono illuminanti. Basta pensare al consorzio di cooperative Il Solco che ha avviato il servizio di maggiordomo aziendale. Che si occupa anche di sbrigare delle pratiche per conto dei lavoratori in uffici pubblici o privati. Perché una bella fetta di uffici pubblici è chiusa quando i dipendenti finiscono la loro giornata di lavoro. Ci sono uffici ministeriali, addirittura, che hanno gli sportelli per l’utenza (i cittadini) aperti per due o tre mattine alla settimana. Alla faccia del servizio pubblico.