Alcuni particolari droni, dotati di equipaggiamento specifico, possono analizzare le matrici dei pannelli solari e scovare difetti o effetti del deterioramento molto più rapidamente di un umano. Con questi veicoli si evita anche un certo fattore di rischio. Bisogna infatti considerare che le celle solari sono spesso installate ad altezze rilevanti. Sui droni vengono montate delle termocamere a infrarossi che generano uno specifico segnale di calore, affinché possano filtrare l’immagine e dare risalto solo a determinati punti di interesse. Questi dispositivi volanti possono viaggiare mediamente fino a 80 km/h.
In questo modo, riescono a monitorare un numero maggiore di pannelli rispetto a un essere umano. Inoltre, generano report giornalieri sullo stato dei pannelli e agiscono subito se necessario. Molti di questi veicoli sono progettati per lavorare in piena autonomia, senza che alcun pilota debba manovrarli. Basta solo avviarli e, a lavoro concluso, tornano allo stazionamento a loro designato. I droni sono in grado di evitare ostacoli e di capire dove si trovano grazie al GPS integrato, alla camera e ad alcuni sonar.
Soltanto in alcuni casi, quando l’area di atterraggio è troppo piccola, si rivela utile l’intervento di un operatore umano. L’addetto prenderà quindi il controllo del veicolo e lo farà arrivare a terra senza intoppi. In genere, a compito ultimato, i droni mandano i dati ricavati dalle ispezioni a una stazione centrale, che li analizza, se necessario li elabora e li conserva in un database. Questo sistema può davvero automatizzare l’intero processo di manutenzione, permettendo alla società interessata di risparmiare un sacco di tempo e di denaro.
La prossima volta vedremo come i droni possono anche arrivare ad analizzare i dati raccolti.
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