Sapevi che la crisi edilizia ha spazzato via molte imprese e posti di lavoro? Tuttavia, ha anche portato alla luce nuovi bisogni da cui ripartire per cogliere le opportunità di crescita. Secondo un recente rapporto, il prossimo ciclo edilizio sarà il primo ciclo dell’ambiente costruito, in cui si punterà su innovazione, risparmio, sicurezza e qualità per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Operazioni che hanno già dimostrato di movimentare risorse consistenti. Le ristrutturazioni hanno dimostrato di poter accrescere il valore delle abitazioni.
Dal 2008 il settore edile ha perso 600 mila posti di lavoro. Nel 2016 c’è stata una debole ripresa trainata dal mercato delle ristrutturazioni. Il rapporto evidenzia che il mercato si è completamente riconfigurato e ha portato alla luce nuovi bisogni.
La ristrutturazione ha assorbito il 79% della produzione del 2016.
Il fenomeno oltrepassa la dimensione edilizia e va letto attraverso l’integrazione tra costruzioni, impianti e servizi.
Ad accrescere l’importanza della riqualificazione edilizia contribuiscono nuove tendenze, come l’attenzione al consumo di suolo e stili di vita improntati alla sostenibilità, attenti all’efficienza energetica e alla riduzione dei consumi.
Gli interventi di ristrutturazione si ripercuotono sul valore delle case. Mediamente le abitazioni ristrutturate immesse sul mercato hanno un valore del 29% superiore a quelle non ristrutturate. Le abitazioni ristrutturate, inoltre, hanno un prezzo medio superiore anche al prezzo medio delle abitazioni nuove.
Per fare un esempio, a fronte di un intervento medio di 14.500 euro, un’abitazione ristrutturata aumenta il suo valore di 65.750 euro.
Dal 2007 al 2016, riporta il rapporto, i lavori di manutenzione straordinaria del patrimonio residenziale esistente incentivati fiscalmente sono stati pari a 190 miliardi di euro. Nel 2016 sono stati 28,2 miliardi, con un incremento del 12,3% rispetto al 2015. I lavori incentivati rappresentano nel 2016 il 57% dei lavori di manutenzione straordinaria residenziale svolti in Italia. Nell’ultimo quadriennio 2013-2016 gli investimenti incentivati hanno generato poco meno di 270mila posti di lavoro diretti ogni anno, ma se si considerano anche i lavori dell’indotto si superano i 400mila occupati l’anno. Pensa che nel solo 2016 sono stati 419mila.
Certo, andrebbe migliorato il livello di conoscenza degli incentivi. Solo il 76% degli italiani li conosce e il 15% di essi li ha utilizzati.