Il lavoro sommerso di colf, badanti e baby sitter potrebbe essere frenato dalle ormai diffusissime piattaforme di connessione per l’incontro di domanda e offerta di lavori occasionali (quali, ad esempio, quelli di badanti, baby sitter e colf); esse costituiscono un’alternativa, ma di gran lunga più soddisfacente, ai voucher e, in particolare, ai pagamenti in nero.
L’economia on demand ha aperto questa nuova frontiera che entra in gioco anche con gli affitti, i trasporti e i lavori manuali. Funziona specialmente per il mercato delle pulizie a domicilio, dove la prassi del pagamento in nero riguarda addirittura più di una prestazione su due. È quanto si evince da un’indagine Censis che stima un totale di 876 mila irregolari fra i collaboratori domestici reclutati ogni anno da 2 milioni di famiglie italiane (si tratta di circa il 55%).
Se si guarda all’Europa la prospettiva non risulta essere affatto migliore: i dati della commissione europea in nostro possesso evidenziano come un cittadino europeo su 3 non sia a conoscenza dei rischi che si corrono per ogni lavoratore occupato irregolarmente, in termini di multe e persino di mesi di reclusione (da 3 a 5 mesi secondo il Dlgs. 286/98).
È noto, infatti, come, in questo modo, i pagamenti sono tracciati e maggiori risultano le garanzie di qualità per i tanti clienti che usufruiscono di queste prestazioni. Ci sarebbe un mercato di piattaforme di connessione lavorative capace di generare, entro il 2025, un impatto per 2,7 trilioni di dollari su una platea di 540 milioni di beneficiari.